La Presidenza irlandese dell’UE ha chiesto ai ministri di rispondere a diverse domande nel corso di un dibattimento circa la proposta di direttiva che rivede i parametri sullo sfruttamento del suolo e le emissioni per favorire la transizione ai biocarburanti avanzati. Il progetto di direttiva infatti propone di limitare al 5% (invece del 10%) la quota di biocarburanti (biodiesel e bioetanolo) attualmente prevista nel settore dei trasporti, ai sensi della direttiva sulle energie rinnovabili, e la promozione dinvece di biocombustibili “avanzati” (biocombustibili ottenuti da residui e alghe ) concedendo loro un ‘bonus clima’ (moltiplicando per due o tre, a seconda del prodotto, la loro capacità di ridurre i gas a effetto serra). Infine, la Commissione ha proposto di integrare i fattori ILUC sullo sfruttamento del suolo nella direttiva sulla qualità dei carburanti, ma solo a scopo informativo. I Ministri dell’energia hanno dato una tiepida accoglienza alle nuove regole proposte dalla Commissione europea per limitare la quota di biocarburanti di prima generazione utilizzati nei trasporti e hanno espresso qualche perplessità, seppure la strada sembra ormai segnata, poichè solo i biocombustibili avanzati assicurano di non impattare negativamente sullo sfruttamento delle aree agricole, sulla deforestazione e sui prezzi e la disponibilità dei beni alimentari. In particolare si è riconosciuta l’importanza di sostenere i biocarburanti di seconda generazione, ma nello stesso tempo non si vorrebbe penalizzare il quadro delle aspettative delle imprese che hanno investito nello sviluppo di quelli di prima generazione. Infatti la produzione di biocarburanti da biomasse come grano, mais e canna da zucchero rappresentava una delle strategie di riduzione delle emissioni inquinanti del piano Europa 2020 (anche se aveva da subito sollevato forti dubbi tra molti degli esperti e molte organizzazioni non governative a livello globale). Da qui la proposta dell’Esecutivo comunitario di rivedere tali norme esistenti, in particolare sfruttando scarti agroindustriali che non richiedono il cambiamento indiretto della destinazione dei terreni agricoli, puntando ai biocarburanti avanzati e per tale motivo sarebbe importante rafforzare fin da subito il sistema di certificazione dell’origine delle materie prime impiegate.
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