La Cina si appresta a smantellare decine di migliaia di fabbriche a carbone, a ridurre le emissioni di NOx del 2%, a tagliare di circa il 4% il fabbisogno energetico, e ha in programma di lanciare un piano per la rottamazione graduale del parco auto, vero modelli a basse emissioni specifiche. Un programma decisamente sostenibile, dal punto di vista economico, vista la previsione di crescita del Pil per il 2014 del 7,5%, poco meno dello scorso anno (7,7%) che si è chiuso con un inflazione al 2,6% e con la creazione di 13,1 milioni di nuovi posti di lavoro e un reddito pro-capite nazionale in crescita .E’ importante soprattutto assicurare per l’anno a venire anche 10 milioni di altri nuovi posti di lavoro, e il programma “green” della Cina oltre a dare un po’ di speranza agli ambientalisti di tutto il mondo di fatto assicurerebbe anche una spinta significativa all’occupazione. Così il Premier Li Keqiang in occasione dell’apertura della seconda sessione del 12° congresso, ha sottolineato come il deterioramento delle condizioni ambientali in Cina, sia “un avvertimento della natura contro un modello di sviluppo cieco e inefficace”. Li Keqiang usa parole forti: “dobbiamo dichiarare guerra all’inquinamento, come abbiamo fatto contro la povertà!”, ma non è la prima volta che la Cina lascia presagire importanti programmi in senso ambientalista, senza però dare precise indicazioni quantitative e vincoli temporali. Cosicché occorrerà verificare che non si tratti di mera retorica, visto che il tema ambientale è fortemente legato ultimamente al consenso politiche, viste le drammatiche situazioni di alcune aree in particolare del paese, che proprio in nome dello sviluppo teso a risollevare milioni di persone della miseria, ha portato ad un inquinamento spesso incontrollato. Sebbene il tema ambientale abbia costituito il tema centrale del discorso, una ricaduta importante a livello internazionale è stata anche data dalle dichiarazioni circa gli investimenti in difesa, che cresceranno rispetto all’anno scorso del 12,2%, attestandosi attorno ai 132 miliardi di dollari.
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