La crisi economica internazionale ha avuto effetti pesanti sui consumi di energia: nel 2009, con un calo del 4,9% rispetto al 2008, il totale è di 177,9 Tep secondo l’UP (Unione Petrolifera). Le riduzioni avutesi nel comparto petrolifero (-6,6%) del gas (-8%) e del carbone (-2,4%) non sono pertanto compensate dall’incremento delle importazioni nette di elettricità (+11,2%) e dagli impieghi di fonti rinnovabili (+8,5%) che hanno mostrato segni positivi anche grazie al sistema di incentivi alla produzione introdotto dalle precedenti leggi finanziarie.
L’anno scorso la domanda di petrolio è scesa di oltre 5,3 milioni di tonnellate. Questo è avvenuto nonostante non si siano registrati picchi di prezzo massimi paragonabili a quelli del 2008 (anzi la benzina ha fatto registrare il prezzo più basso degli ultimi 30 anni, mentre il gasolio si è attestato ai livelli del 2006).
Pertanto, ad accompagnare il consuntivo 2009, è l’allarme del presidente dell’UP, Pasquale de Vita: “In Italia ci sono 4 o 5 raffinerie a rischio chiusura. Una raffineria ha in media 4-500 dipendenti, più l’indotto che conta per tre o quattro volte. Fa 1.500 persone ad impianto, se si moltiplica per 4 o 5 il conto è fatto”. L’UP ha quantificato in un miliardo di euro le perdite complessive del settore nel 2009, non nascondendo quali siano gli impianti realmente in crisi.
Per effetto del calo della domanda interna ed estera, i tassi di utilizzo degli impianti nel 2009 sono scesi all’82%, quando nel periodo 2005-2008 avevano mantenuto una media quasi del 95%. Essendo calate anche le esportazioni dell’11,3% non è stato possibile assorbire, come era accaduto in passato, il surplus di produzione. Anche l’importazione del greggio è quindi calata del 7%, accompagnata sì da una riduzione sensibile del prezzo, ma parzialmente vanificata dall’indebolimento dell’euro rispetto al dollaro.
Il ridimensionamento delle quotazioni internazionali del petrolio e la contrazione dei consumi hanno determinato una riduzione di oltre 12 miliardi di euro sulla fattura petrolifera nazionale, il cui totale stimato per il 2009 è pari a 20,5 miliardi di euro. Nel 2010 la proiezione la vede attestarsi tra un minimo di 22,8 e un massimo di 27,9 miliardi. Tale incremento è sia legato all’attesa ripresa dei consumi, sia alla risalita dei prezzi delle fonti. E’ bene sottolineare pero’ che tali stime sono più basse, in termini di consumi, rispetto a quanto previsto dall’AIE nella recente Review sull’italia presentata a Roma lo scorso 3 febbraio.
Le raffinerie italiane subiscono anche la concorrenza dei Paesi mediorientali, dove “i costi sono più bassi e non bisogna rispettare obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti”, continua il presidente dell’UP, che non chiede al governo sovvenzioni economiche, ma sollecita il varo di un quadro normativo meno severo, soprattutto sul fronte ambientale.
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