Gazprom Neft e Shell hanno cominciato ad esplorare la Siberia nel loro progetto di sviluppo delle estrazioni petrolifere, mentre il concorrente statale OAO Rosneft ha coinvolto Exxon Mobil Corp., Statoil ASA e Eni SpA per lo sviluppo di gas da scisti e progetti offshore. I sovietici sembra abbiano fatto di tutto per tentare di estrarre le loro vaste riserve di petrolio non convenzionale: nell’estremo nord della Russia , vicino alla foce del fiume Pechora , hanno anche sperimentato pare mediante l’impiego di ordigni nucleari, finché dopo decenni, pare che le compagnie petrolifere della Russia siano molto vicine ad avere in pugno la situazione sullo sfruttamento dello shale-gas, importante ricchezza del paese. Il segreto delle riserve russe sta nel Bazhenov , un’enorme formazione geologica nel cuore della Siberia, circa 2.000 km a est di Mosca. Gli esperti ritengono che potrebbe essere uno dei più grandi accumuli di olio di scisto presenti sul pianeta. Una stima suggerisce che la roccia potrebbe contenere fino a 100 miliardi di barili di petrolio recuperabile, il che lo renderebbe almeno cinque volte più grande del serbatoio del North Dakota, sempre secondo le stime, il cuore della rivoluzione da scisti statunitense. Molti a Mosca sperano che il Bazhenov diventerà il nuovo pilastro del settore petrolifero nazionale , compensando il l’esaurimento di decine di giacimenti di petrolio tradizionali e assicurando che la Russia rimanga uno dei più grandi esportatori di greggio al mondo per gli anni a venire. Infatti il mantenimento di una alta produzione di petrolio sembra essere di fondamentale importanza per la strategia politica Russa, secondo gli osservatori internazionali e in prospettiva erano già state previste delle riduzioni nelle produzioni che avrebbero visto scendere dai 10 milioni di barili al giorno del 2010 verso i 7,7 previsti per il 2020. Lo shale gas garantirebbe alla Russia una posizione dominante nel tempo e addirittura in 20 diventare la principale fonte di petrolio del paese ed è l’estensione del giacimento russo a rassicurare su tali previsioni. Quasi tutte le major russe – Rosneft , Gazprom Neft e Surgutneftegaz , così come Lukoil , stanno esplorando la zona. L’anno scorso , Rosneft e ExxonMobil hanno formato una joint venture per valutare il potenziale commerciale di alcune aree e la Russia sta anche cominciando a sfruttare il know-how delle aziende nord-americane aprendo le porte a filiali russe di società di servizi petroliferi quali Baker Hughes , Halliburton e Schlumberger in grado di fornire attrezzature, tecnologia ed equipaggiamenti per la perforazione. L’unico concreto dubbio sembra esserci sul grado di maturazione del giacimento, che potrebbe essere ancora troppo giovane secondo alcuni esperti, come confermerebbero alcune estrazioni di kerogen (materiale organico precursore del petrolio) da alcuni pozzi di ispezione. Altra difficoltà è legata alla inospitalità del territorio, raggiungibile coi mezzi a terra solo in inverno quando gela il fiume Ob, mentre in estate occorre muoversi con l’ elicottero, e i costi di trasporto non solo l’unico problema. I pozzi stessi potrebbero costare una fortuna (si stima almeno 10 milioni di dollari ciascuno) oltre cinque volte uno tradizionale e ciò si scontra con i scarsi incentivi previsti dal Governo e quindi il rischio consistente per gli investitori di non vedere remunerati gli investimenti in tempi congrui, anche se le cose stanno cambiando, poiché il Cremlino spinge per generose agevolazioni fiscali per rilanciare il settore, a partire da un taglio dei dazi sull’esportazione che potrebbe portare il barile del Bazhenov ad essere commercialmente molto più attraente. La Russia punta già a ordini di grandezza intorno ai 440.000 barili al giorno di produzione da scisti entro il 2020, il che implica l’operatività di circa 200 impianti di perforazione, considerando il tasso medio di recupero, ma la strada per realizzare le infrastrutture necessarie è davvero impegnativa, per cui molti pensano che questi siano ancora solo degli slogan, anche se è certo che le tecnologie nord-americane hanno permesso di superare i principali problemi geologici di estrazione del Bazhenov, dovuti alla scarsa porosità delle rocce, e una nuova era è stata inaugurata con una produzione simbolica di circa 40 mila barili.
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