La Commissione UNI che si occupa di avviare i lavori sull’attività normativa riguardante le professioni non regolamentate ha approvato nei mesi scorsi lo schema unico di riferimento che definisce come dovranno essere elaborate le norme che si riferiscono a tali attività professionali. Lo schema, come si legge nel comunicato dell’UNI, ha richiesto molto impegno da parte dell’Ente sia in fase di definizione che di approvazione e fonda i suoi principi in accordo con il quadro europeo delle qualifiche per l’apprendimento permanente (European Qualification Framework, EQF). L’ EQF funge da una sorta di strumento di traduzione che ha l’obiettivo di rendere più leggibili le corrispondenze delle qualifiche nazionali in tutta Europa, assicurando la promozione dei lavoratori in virtù di una più facile mobilità tra i paesi e facilitando l’apprendimento permanente. Infatti l’EQF si propone di mettere in relazione i sistemi nazionali di qualifica dei diversi paesi con un quadro comune di riferimento, in tale modo lavoratori e datori di lavoro saranno in grado di meglio comprendere e confrontare i livelli delle qualifiche dei diversi paesi, caratterizzati da percorsi di istruzione e di formazione diversi. L’EQF si applica a tutti i tipi di istruzione, formazione e a tutte le qualifiche, riflettendo un cambiamento di largo respiro, all’interno del quale l’EQF agisce come un catalizzatore per le riforme: la maggior parte degli Stati membri stanno sviluppando i propri quadri nazionali delle qualifiche in tale senso. Questo, con riferimento al lavoro dell’UNI nell’ambito delle professioni non regolamentate, significa che tutte le norme allo studio, o future, che intendono definire le caratteristiche di una figura professionale non regolamentata avranno la stessa “struttura” affinché possano essere facilmente confrontabili, anche ai fini di una successiva valutazione di conformità. L’approvazione dello schema nazionale rappresenta un passo importante ed è particolarmente significativa in quanto iniziata la discussione alla Camera della proposta di legge (A.C. 1934 “Disposizioni in materia di professioni non regolamentate”), approvata alla Camera ed in fase di approvazione al Senato, che prevede appunto l’ordinamento delle professioni non regolamentate. All’interno di questa proposta viene fatto ampio riferimento all’UNI, perché il riconoscimento delle professioni sarà subordinato alla stesura di norme tecniche nazionali. Il pronunciamento positivo alla Camera sulla prima lettura del disegno di legge che disciplinerà le professioni non regolamentate dagli Ordini ha riscosso il favore delle Associazioni ed ha ottenuto numerosi consensi. Tali professioni sono riconosciute essere in Italia corrispondenti a circa 200 associazioni di professionisti non riconosciute, in rappresentanza di 70 professioni: amministratori di condominio, animatori, fisioterapisti, statistici, pubblicitari, consulenti fiscali, periti assicurativi. A questi si aggiungono i dati raccolti dall’ISTAT, che ha individuato in 811 le attività professionali e quelli relativi al computo delle partite IVA aperte da professionisti non regolamentati: 700 mila. Figure che, in assenza di un quadro di regolamentazione, potrebbero minare la crescita del sistema produttivo, essendo delle risorse fondamentali del nostro Paese.
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