Impennata dei prezzi di petrolio e derivati costituisce una seria minaccia per la ripresa economica globale: secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) la valutazione delle potenziali ricadute del perdurare di prezzi elevati non lascia molti margini di dubbio. L’impatto complessivo dipenderà in gran parte dall’entità dell’aumento dei prezzi e dalla sua persistenza, oltre che dalla risposta dei governi, ma i prezzi del petrolio hanno cominciato ad aumentare in modo significativo già dal settembre 2010 e ai primi di marzo il Brent veniva scambiato a circa 115 dollari al barile. Unico dato positivo è che, grazie all’evoluzione dei sistemi e l’efficientamento energetico, la media mondale dei consumi di petrolio su unità di prodotto interno lordo è dimezzata rispetto al 1971. Il che significa che si è drasticamente ridotta l’influenza del prezzo del petrolio sull’intera economia rispetto a quattro decenni fa, ma nonostante questo cambiamento il pericolo che a ogni picco dei prezzi corrisponda una fase recessiva delle economie dei paesi importatori è altissimo. L’analisi dell’AIE osserva che prezzi del petrolio permanenti sopra i 100 dollari al barile porteranno invece proventi record nei paesi produttori, tra cui la Russia che potrebbe superare il 20% di PIL da esportazioni di petrolio e gas nel 2011.
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