Lo shale gas è gas naturale ricavato da particolari rocce sedimentarie, perlopiù a base di argilla, che si sono formate in centinaia di milioni di anni, i cosiddetti scisti. Questi hanno generalmente permeabilitò insufficienti per consentire la sfuttamento con tecniche convenzionali di estrazione, eppure st diventando una fonte sempre più interessante non solo Stati Uniti, dove la produzione nell’ultimo decennio è stata davvero significativa, ma anche in Canada, Europa, Asia e Australia. Le moderne tecniche di fratturazione infatti permettono di immaginare dei costi abbatutti per l’estrazione, tali da portare questa risorsa fuori dalla marginalità. Diverse compagnie come l norvegese Statoil, la francese Total SA e l’italiana Eni hanno recentemente acquistato o sono entrate in joint venture con compagnie che hanno maturato esperienza nel settore negli USA, in vista di possibili imminenti interventi sui principali siti di interesse europeo, attualmente individuati nel Nord-Ovest della Francia, Nord Europa e in Germania e Paesi Bassi. Questo gas non convenzionale, seppure con prospettive limitate e dovendo superare l’ostacolo di impedimenti di carattere normativo, ambientale, nonchè tecnico-economico, probabilmente si avvantaggerà di politiche di sostegno e, sebbene non conoscerà secondo il recente studio condotto da Florence Gény per l’Oxford Institute for Energy Studies, il boom degli ultimi anni come registratosi negli Stati Uniti, farà leva sull’importanza di contribuire a una crescita dell’indipendenza dalle importazioni. Le ripercussioni potrebbero essere positive anche in termini di piccola scala potendo bilanciare il declino delle produzioni interne. Si stima una produzione a regime per il 2020 pari a 28 miliardi di metri cubi in Ue (pari al 5% dei consumi) che potrebbe salire a 100 miliardi nel 2030.
Category: Energia Discussion: No Comments
Leave a Response
Devi essere connesso per inviare un commento.