Il discorso del Primo Ministro Australiano Tony Abbott tenutosi a Davos a fine Gennaio ha lanciato gli obiettivi fondamentali del G20 (rappresentato in Figura) che sarà ospitato dall’Australia nel prossimo Summit che si terrà il 15-16 Novembre 2014 a Brisbane. Il calendario del G20 prevede ovviamente una serie di eventi durante tutto l’anno, in particolare i ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali si incontreranno più volte (a partire da fine febbraio) e per tale motivo le parole pronunciate evidentemente auspicano una certa risonanza, e suonano quasi stridenti, udite da un Paese ancora in grave recessione come l’Italia. Innanzitutto le sue parole irrompono cariche di tracotante ottimismo: usciamo dalla pesante crisi finanziaria con gli USA al 3% di crescita e un milione di nuovi posti di lavoro creati l’anno scorso; L’Eurozona è finalmente tornata in crescita (eccetto l’Italia); la ricchezza pro-capite media e l’aspettativa di vita sono cresciute sensibilmente negli ultimi anni. Questi dati non sono però messi in risalto per mostrare che il pericolo è scampato, tutt’altro: proprio perché in pochi recenti anni si sono traguardi risultati importanti globalmente, rispetto al passato, ci sono le risorse per guidare questa fragile ripresa e dare lavoro ai 300 milioni di giovani disoccupati nel mondo e i 30 milioni di posti di lavoro che mancano per tornare ai livelli occupazionali pre-crisi. Nei Paesi che si sono più recentemente sviluppati, centinaia di milioni di persone sono passate da economie di sussistenza a ceto medio di paesi industrializzati. Progresso realizzato sì grazie alla tecnologia, ma soprattutto, secondo le parole del Primo Ministro, dall’ambizione di fare meglio e dalla rafforzata spinta dei privati, che, grazie alla liberalizzazione degli scambi e alle minori ingerenze dei governi hanno permesso di rafforzare il sistema produttivo e portare prosperità. Esplicitamente il Primo Ministro auspica un impegno maggiore dei cittadini all’esercizio del controllo gestionale perché solo loro possono fare di più per loro stessi di quanto nessun governo potrà mai fare. In sostanza, le Amministrazioni avrebbero cominciato a capire che la libertà umana è meno una minaccia e più un’opportunità. Non appena le persone hanno la libertà economica e possono agire, naturalmente creano nuovi mercati, che sono le risposte ai bisogni (scarsità di beni e servizi). Infatti al primo posto delle sue priorità per il rilancio vi è il commercio. Quindi il G20 dovrà impegnarsi a combattere le misure protezionistiche e favorire il libero scambio a livello globale. Dovranno però essere contrastate allo stesso modo aziende che inseguono opportunità fiscali e non di mercato, per generare profitti, grazie ad un effetto distorto della globalizzazione e che costituisce un fattore negativo per la crescita e l’occupazione. Secondo il Primo Ministro infatti il principio da seguire sarebbe quello per cui le tasse dovrebbero essere pagate nel paese dove si genera l’entrata di denaro in cambio del bene o servizio. Anche se la crisi è stata la più grave sfida economica che abbia scosso il pianeta dal 1930, non è stata evidentemente una crisi dei mercati, bensì una crisi di governance e secondo Abbott proprio il G20 ha contribuito in modo sostanziale a coordinare le azioni che hanno impedito successivi rimbalzi negativi. La sfida è quindi quella di rafforzare la governance senza sopprimere la vitalità del capitalismo; infatti la crisi non ha cambiato nessuna delle leggi fondamentali dell’economia reale, anzi: la fenomenale crescita delle economie asiatiche e la lenta ma consistente ripresa dell’occidente hanno dato prova che con chiari obiettivi fondamentali le strategie tese a generare ricchezza sono attuabili. E non bisogna vedere l’arricchimento come qualcosa di negativo e degradante perché deve essere invece motivo di orgoglio, perché il successo nel business genera prosperità. Affinchè il sistema si mantenga in forze è necessario che la politica, secondo Abbott, comprenda di gestire il denaro del popolo e, per quanto un certo livello di spesa pubblica sia necessario e buono, citando Lincoln sentenzia che il governo deve fare quello che la gente farebbe per sé stessa e nulla di più. Governo che Lincoln stesso definiva “della gente, dalla gente, per la gente”. La lezione della storia recente conferma che, come sempre, la crescita economica più forte è la chiave per affrontare quasi ogni problema globale. Una crescita più sostenuta richiede necessariamente una tassazione più bassa, semplice ed equa e una burocrazia che non soffochi la creatività aziendale. Insomma la ricetta di una crescita più forte secondo Abbott passa dall’avere sotto controllo la spesa pubblica in modo che le tasse possano essere ridotte e poi riducendo la regolamentazione (attraverso processi di semplificazione) in modo che la produttività possa aumentare.
Il nuovo governo Australiano sta tagliando la burocrazia e riducendo la pressione fiscale a partire dalla rottamazione della carbon tax e la revisione delle tassazioni sulle estrazioni minerarie per dare impulso alla crescita del settore privato e all’occupazione. Parallelamente si sono conclusi con successo i negoziati per un accordo di libero scambio con la Corea del Sud e si sta lavorando ad accordi con il Giappone, la Cina, l’India e l’Indonesia, oltre a quelli più ampi come la Trans-Pacific Partnership. Altri incentivi importanti sono legati al sostegno alla crescita demografica, che deve contrastare un invecchiamento della popolazione che metterà a dura prova il sistema sociale, dal sostegno alle madri nel mondo del lavoro alle innovazioni nel campo della puericultura per adattarsi alla realtà delle famiglie moderne. Insomma secondo il Primo Ministro la crescita è il risultato di condizioni sì globali, ma anche di politiche nazionali, per cui si sente di descrivere l’Australia oggi come un esempio per altri paesi, così come questi lo sono stati per l’Australia in tempi passati. Se le maggiori economie mondiali possono raggiungere individualmente la crescita, possono cooperare per raggiungere una maggiore crescita a livello mondiale e ciascun paese del G20 ha convenuto di preparare la propria strategia di crescita globale per alimentare un piano d’azione a livello di G20.