Quest’anno l’Italia aumenterà le sue importazioni di carbone di circa il 7%. Il paese importerà 17 milioni di tonnellate di carbone da vapore, in linea con il 2010, e 7 milioni di tonnellate di carbone metallurgico, segnando un aumento del 27% rispetto all’anno scorso. Andrea Clavarino, presidente Assocarboni e delegato del governo italiano al consiglio Ciab (organo consultivo carbone dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) ha anticipato i dati nel corso della riunione plenaria dell’organismo sottolineando che in seguito al no al nucleare del referendum d’inizio anno, il mercato italiano del carbone da vapore è destinato a crescere anche nei prossimi anni e infatti si parla di importanti investimenti (per oltre 5,5 miliardi di Euro)previsti in Italia per la conversione o nuova costruzione di centrali a carbone di ultima generazione. Unica possibilità per calmierare il costo già troppo alto dell’energia? Tutti gli sforzi dovrebbero essere volti a riequilibrare il mix energetico nazionale, visto che l’Italia è l’unico paese al mondo a dipendere dal gas per la produzione di energia elettrica per oltre il 60%, di cui la maggior parte proveniente da due unici fornitori: Algeria e Russia. Ma la strada del carbone sembra comunque un significativo passo indietro, almeno per quanto riguarda gli sforzi tesi alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica. Questo annuncio mostra come le scelte di politica energetica siano lasciate spesso all’approssimazione, senza considerazioni riguardo le strategie globali e in totale assenza di sufficienti investimenti in ricerca e sviluppo, alla mancanza di un pensiero strategico sul contributo delle rinnovabili (geotermia e biomasse in italia sono strade maestre secondo molti esperti, ma sembrano ancora lontane dal poter partecipare concretamente nel mix energetico). Invece il piano energetico italiano per il 2012 pare sia quello di spegnere progressivamente i cicli combinati (già largamente operanti a carichi ridotti) e accendere nuove centrali a carbone.
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