Italia primo partner commerciale dell’area South Med

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E’ disponibile sul sito del Centro Studi e Ricerche del Mediterraneo (SRM)  www.srm-med.com l’edizione 2012 del Rapporto Annuale su “Le relazioni economiche tra l’Italia e il Mediterraneo”: lavoro di ricerca frutto di un intero anno di studi compiuti da SRM nell’ambito dell’Osservatorio Permanente sull’economia del Mediterraneo. Il Rapporto è articolato in tre sezioni tematiche: “L’economia, il commercio e le imprese”, “La finanza e gli investimenti dei Fondi Sovrani”, e “I trasporti marittimi e le energie rinnovabili”. Quest’anno si aggiungono inoltre delle novità all’edizione tra cui la più importante riguarda un focus sul valore complessivo del business italiano in Turchia, uno dei paesi più interessanti tra quelli emergenti e che vanta le più intense relazioni commerciali con l’Italia nell’ambito dell’Area Med. I rapporto sottolinea come il bacino del Mediterraneo si stia da tempo preparando a giocare un ruolo sempre più importante e da protagonista nello sviluppo del settore energetico per il futuro. Innanzitutto poiché il sistema sarà caratterizzato da una forte crescita della domanda energetica: in particolare le stime autorevoli considerate affermano che per il 2030 la capacità addizionale richiesta ai paesi del Sud del Mediterraneo dovrebbe comportare investimenti nell’ordine dei 200 miliardi di euro, di cui circa la metà interesseranno opere legate alle fonti rinnovabili. Si ricorda che i paesi di quest’area Sud hanno in realtà già una notevole capacità produttiva: sono tradizionalmente esportatori di energia convenzionale e si distinguono già come forti potenziali produttori di energia FER (si pensi al Marocco e ai suoi progetti sul fotovoltaico). A partire da questa considerazione, è evidente che la realizzazione delle nuove infrastrutture e delle interconnessioni relative e le linee di distribuzione diventano obiettivi prioritari non soltanto per permettere di soddisfare le future esigenze di sviluppo economico e sociale (si pensi all’elettrificazione delle ampie zone rurali oggi non collegate in rete) ma anche per esportare il futuro surplus di energia rinnovabile verso i mercati europei. La rete di collegamenti sub-regionali tra i paesi della sponda sud del Mediterraneo migliorerebbe la sicurezza dell’approvvigionamento per la sondo Nord e, variando il mix delle fonti, contribuirebbe in modo significativo al raggiungimento degli obiettivi 20-20-20 consentendo un nuovo sbocco industriale per le tecnologie europee. Ovviamente tale espansione di produzione da FER poggia principalmente sulla fonte solare, ma non sono escluse dai programmi quella eolica (egualmente diffusa ed abbondante) e quella geotermica (particolarmente interessante in Turchia), fino all’idroelettrico e alle biomasse. Un potenziale che ad oggi è sfruttato in modo limitato a causa delle barriere tecniche, istituzionali e finanziarie, oltre che da una percezione del rischio molto alta e di instabilità politica che condiziona fortemente le decisioni di investimento, che potrebbe proprio giovare di una maggior integrazione dalle due sponde per realizzare un pieno sviluppo delle rinnovabili.

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