La Comunità dell’Energia (ENC), che riunisce i paesi del Sud-Est europeo (esclusi i membri dell’UE) e segue la legislazione UE nel settore dell’energia, attraverso un recente studio teso a valutare le ricadute dell’adozione della direttiva sulle energie rinnovabili (2009/28/CE), prevede un possibile raggiungimento di quota 24% per le rinnovabili nel 2020 in termini di impiego di energia primaria. L’ambizioso risultato sarebbe permesso dal raggiungimento dei vincolanti obiettivi nazionali che vanno dal 19% del Montenegro al 36% dell’Albania, difficile impresa vista la necessità di dotarsi di tecnologie costose e con una previsione di crescita costante della domanda del 2-4% annuale fino al 2020. Il Slavtcho Neykov richiama inoltre l’attenzione sulla scarsa affidabilità statistica che ha caratterizzato la raccolta dei dati di riferimento relativi all’anno 2005, giustificando così la mancata adozione della nuova direttiva RES 2010 quest’anno. Infatti egli osserva che se le stime di base del 2005 fossero errate per eccesso come sostiene, potrebbero essere fissati degli obiettivi troppo ambiziosi. Così valuta l’opportunità di commissionare uno studio che possa raccogliere utili e migliori dati e valutare la metodologia di calcolo impiegata per l’anno base, dove sembra che il problema principale riguardi i dati relativi al settore delle biomasse. A fronte poi della crescita attesa nel settore dell’energia elettrica che prevede decine di migliaia di nuovi posti di lavoro, restano significative le perdite e i licenziamenti nel settore del carbone e della lignite, problema tutto da affrontare. Infine per le aziende che vogliono investire nelle fonti rinnovabili nella regione ENC, si evidenzia come non sia chiaro se questi sarebbero conteggiati come Paesi Terzi dalla direttiva RES o meno.
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