Il Rapporto Annuale sull’Efficienza Energetica è stato curato dall’Unità Tecnica Efficienza Energetica dell’ENEA sulla base delle informazioni e dei dati disponibili al 31 dicembre 2012. E’ il secondo rapporto e, grazie al fatto che dopo oltre vent’anni dall’ultimo Piano Energetico Nazionale, l’Italia si è dotata di una Strategia Energetica Nazionale di cui l’efficienza energetica rappresenta “la priorità delle priorità” ha una grande importanza e dimostrerebbe che il nostro Paese avrebbe “imboccato la strada giusta adottando un approccio globale e di sistema, capace di incidere lungo tutta la filiera energetica per cogliere le enormi opportunità che l’efficienza energetica offre”. La domanda di energia primaria, nel 2011, si è attestata sui 184,2 Mtep, l’1,9% in meno rispetto al 2010, con una contrazione del fabbisogno energetico determinata dall’effetto sia del clima più mite, sia del perdurare della crisi economica, sia appunto l’applicazione delle politiche di efficienza energetica che il rapporto analizza. L’efficienza energetica è stata promossa in Italia mediante una serie di meccanismi prescrittivi incentivanti che sono:
- il Piano d’Azione per l’Efficienza Energetica (PAEE 2011), stabilito dalla Direttiva 2006/32/CE, che rinnova l’obiettivo di risparmio di medio termine, ponendo lo stesso al 9,6% entro il 2016
- il Decreto Legge “Salva Italia” del 6 dicembre 2011, n. 201 convertito con modificazioni in Legge 22 dicembre n. 214, che ha confermato per il 2012 le detrazioni fiscali, pari al 55%, per interventi per la riqualificazione energetica degli edifici e ha stabilito che dal 2013 tale percentuale sarà del 36%3;
- il Decreto ministeriale del 5 settembre 2011, che disciplina il nuovo regime di sostegno per la cogenerazione ad alto rendimento (CAR); agli operatori titolari di impianti CAR spettano nuovi titoli di efficienza energetica; gli impianti CAR saranno valutati dal GSE, che dovrà riconoscere i risparmi energetici e autorizzare il GME ad emettere titoli di efficienza energetica (TEE) a favore dei titolari degli impianti;
- il Decreto legislativo 3 marzo 2011 n. 28, che interviene anche in materia di efficienza energetica, in particolare prevede la realizzazione di un portale informatico per l’efficienza energetica, l’attivazione di un programma di formazione per installatori e manutentori d’impianti termici, l’avvio di un nuovo meccanismo d’incentivazione per interventi di efficienza energetica di piccole dimensioni, la realizzazione di nuove schede tecniche standardizzate per interventi nell’ambito del meccanismo dei certificati bianchi.
Questi provvedimenti sono giustificati dal fatto che l’efficienza energetica rappresenta la prima priorità della nuova strategia energetica, contribuendo contemporaneamente al raggiungimento di tutti gli obiettivi primari ovvero la riduzione dei costi, la crescita della sicurezza e il miglioramento della qualità dell’ambiente. In termini quantitativi l’obiettivo del piano rispetto all’efficientamento è quello di risparmiare ulteriori 20 Mtep di energia primaria e 15 Mtep di energia finale (raggiungendo al 2020 un livello di consumi circa il 25% inferiore rispetto allo scenario di riferimento europeo basato su un’evoluzione “inerziale” del sistema, Modello Primes 2008); evitare l’emissione di circa 55 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno. L’efficienza energetica rappresenterà quindi il principale motore per l’abbattimento delle emissioni; risparmiare circa 8 miliardi di euro l’anno di importazioni di combustibili fossili. Nel 2010 l’indice di efficienza energetica ODEX (indice calcolato come media pesata degli indici di consumo per i vari settori secondo i parametri del progetto ODYSSEE-MURE) per l’intera economia è risultato pari a 87; era 88,2 nel 2009 e quindi il miglioramento dell’efficienza energetica rispetto all’anno precedente è stato di 1,2 punti percentuali. I vari settori hanno contribuito ovviamente in modo diverso all’ottenimento di questo risultato: il residenziale è quello che ha avuto miglioramenti regolari e costanti per tutto il periodo 1990-2010; l’industria ha avuto significativi miglioramenti solo negli ultimi anni; il settore dei trasporti, che ha mostrato andamento altalenante, ha infine registrato l’incremento di efficienza più modesto. Per quanto riguarda i meccanismi di incentivazione questi sono stati differenziati per ogni settore. Per quanto riguarda l’edilizia, le misure d’incentivazione più rilevanti riguardano essenzialmente le Detrazioni fiscali per interventi su edifici esistenti, i finanziamenti diretti nell’ambito del QSN 2007-2013 e del POI Energia, il nuovo “Decreto Termiche”, il Fondo rotativo Kyoto e i Titoli di Efficienza Energetica. Ad eccezione delle detrazioni fiscali sono anche le misure che hanno fatto leva nel settore industriale, mentre nei trasporti sono state intraprese diverse azioni, sia a livello locale sia nazionale, finalizzate alla disincentivazione del trasporto privato, alla promozione dell’utilizzo di carburanti a basso impatto ambientale, all’acquisto di veicoli a basso impatto al miglioramento della diversificazione dell’offerta di trasporto collettivo. Una nota non positiva emerge poi dall’analisi che si fa del mercato dell’efficienza energetica, che in Italia non ha senz’altro una struttura e regole stabilite condivise. In particolare esistono barriere legate alla commistione dei programmi di finanziamento tra efficienza e interventi invece a valore ambientale, piuttosto che la resistenza a impiegare risorse finanziarie per interventi che, nonostante portino una minore spesa, non riescono culturalmente ad essere percepiti come investimenti e anche a causa della poca razionalità di molti operatori e la scarsa maturità sul mercato delle tecnologie efficienti (si pensi in primis all’impiantistica). In un investimento di efficentamento energetico, il ritorno in termini monetari non è caratterizzato da nuovi ricavi, bensì da minori costi sostenuti grazie ai quali si genera effettivamente del cash flow. L’azienda finanziata, ma anche il consumatore finale o la pubblica amministrazione, deve prevedere che questi risparmi siano in tutto o in parte utilizzati per remunerare il capitale investito. E il settore industriale, anche se focalizzato sulla redditività di breve periodo, avrebbe potuto per esempio sfruttare la leva del finanziamento privato per molti interventi di efficienza energetica, ma ciò non è successo a causa forse del fatto che è difficile ottenere il livello di scala sufficiente aggregando piccoli investimenti in pacchetti organizzati. L’efficienza energetica potrebbe essere un ottimo investimento per i finanziatori privati. Offre infatti interessanti prospettive per quanto riguarda il ritorno economico, contribuisce in misura significativa allo sviluppo sociale e alla tutela ambientale e gode ancora di una serie di incentivi e possibilità offerte dai principali soggetti istituzionali europei. Nell’attuale fase di transizione da un periodo di meccanismi di mercato a un mercato privato dell’efficienza energetica è il settore pubblico che deve svolgere una funzione di traino nei confronti delle famiglie e delle imprese ma, diversamente dal passato, può farlo senza dover investire ingenti risorse finanziarie a fondo perduto. Gli attuali meccanismi di incentivazione dell’efficienza energetica rivolti invece alle famiglie, per la maggior parte si basano sulla possibilità di generare reddito soggetto a tassazione e gli sgravi concessi si ribaltano poi sulla fiscalità in generale rendendo meno attraente l’investimento, per non parlare del fatto che le risorse a loro disposizione e l’aumento dei costi non permettono nemmeno di ipotizzare spesso piani di efficientamento, essendo addirittura significativamente in crescita il numero di persone che dichiara di non poter climatizzare adeguatamente al propria casa per motivi economici. Di contro, i grandi attori economici si approvvigionano interventi promossi con contributi tariffari a carico degli utenti dei servizi elettrici e del gas garantendosi benefici economici anche spropositati. Nell’ottobre scorso è stata pubblicata poi la nuova Direttiva Europea 2012/27/UE del 25/10/2012 sull’Efficienza Energetica che ha proprio l’obiettivo di garantire il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei consumi previsti per il 2020. Per il settore privato, è importante sottolineare l’obbligo per tutte le imprese che non sono PMI di sottoporsi ogni 4 anni ad audit energetici, “svolti in maniera indipendente da esperti qualificati e/o accreditati secondo criteri di qualificazione, o eseguiti e sorvegliati da autorità indipendenti conformemente alla legislazione nazionale”, per assicurare la massima trasparenza e soprattutto il massimo ritorno in termini di efficienza. Gli Stati Membri saranno chiamati anche a facilitare e promuovere un uso efficiente dell’energia anche da parte di piccoli clienti di energia e dalle utenze domestiche, incoraggiando anche cambiamenti comportamentali, ad esempio attraverso forme di incentivazione fiscale. Le imprese energetiche di pubblica utilità, i distributori di energia e le società di vendita di energia al dettaglio saranno chiamate a rispettare nel periodo 2014-2020 un obiettivo cumulativo di risparmio energetico, pari almeno all’1,5% annuo sul volume totale dell’energia venduta ai consumatori. La Direttiva propone un ruolo molto importante anche per la Pubblica Amministrazione che, per i suoi edifici a partire dal primo gennaio 2014, dovrà rinnovare annualmente almeno il 3% della superficie coperta utile degli “edifici riscaldati e/o raffrescati posseduti e occupati dal Governo centrale”, sia solo occupato che di proprietà, adeguandoli quantomeno ai requisiti minimi di prestazioni energetiche stabiliti. Il rapporto poi approfondisce gli interventi regione per regione riportando i risultati dell’indagine per ogni tipologia di intervento.