Il declino del nucleare spiana la strada alle rinnovabili

Nel 2012, la produzione di energia elettrica da fonte nucleare è scesa in un modo senza precedenti. Così afferma il report 2013 che descrive lo stato annuale dell’industria nucleare mondiale, promosso dal gruppo Verdi del Parlamento europeo e pubblicato sotto la direzione di Mycle Schneider. In effetti, la relazione accoglie con favore la notizia, nel 2012 vi è stato un calo dell’energia nucleare stimato intorno al 7% , ben superiore a quello del 4% del 2011. Il trauma di Fukushima è senz‘altro responsabile per la gran parte di questo calo, ma ormai i dati sono lampanti: ben 16 paesi si sono pubblicamente impegnati a diminuire la quota nucleare del loro mix energetico: sopra tutti Stati Uniti, Francia, Germania, Corea del Sud e Russia. Ma è ancora presto, sempre secondo Schneider, per parlare di era del  “nucleare-zero”, infatti sono attualmente in costruzione ben 66 reattori nucleari, di cui ben 20 nella sola Cina, e questo è un dato in controtendenza se si pensa che è in crescita rispetto all’anno precedente. Una riflessione particolare va poi fatta riguardo l’invecchiamento dei parchi nucleari: la vita media di una centrale è di 29 anni e quasi la metà di quelle in funzione ha oltre 30 anni. Di contro si sono ridotti drasticamente i costi di installazione delle rinnovabili, e il comparto green non solo ha assorbito il decremento di investimenti nel settore nucleare, sceso dai 300 miliardi di dollari del 2011 ai 268 del 2012, ma Paesi come Cina, Germania e Giappone, hanno una quota rinnovabili di gran lunga superiore quella del nucleare. Sulla base di queste riflessioni, gli anti-nuclearisti sostengono che i tempi siano maturi perchè la Commissione riconsideri la sua decisione di considerare gli impianti nucleari eleggibili per l’ottenimento di sovvenzioni statali.