Gli obiettivi fissati secondo la nuova Direttiva in materia di fonti rinnovabili (2009/28/EC) sono stati disattesi da Grecia, Italia, Malta e Regno Unito. Gli stati membri avevano avuto il compito di indicare come avrebbero avuto intenzione di raggiungere le quote previste di consumo di energia da fonte rinnovabile, o attraverso la generazione o l’importazione. La Commissione ha espresso disappunto per il fatto che Paesi così importanti per la strategia globale nel settore delle rinnovabili, in particolare Italia e Regno Unito, hanno mancato questa deadline chiave. Secondo quanto disposto dalla direttiva 2009/28/CE, infatti, gli Stati membri dovevano pubblicare e rendere note alla Commissione le previsioni relative al loro approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili entro la fine del 2009. Tale documento deve innanzitutto indicare le stime relative a eventuali eccessi di produzione (relativamente a alle indicazioni fornite dalla Direttiva stessa) in modo che tali esuberi possano essere trasferiti mediante meccanismi di scambio ad altri Paesi; inoltre deve indicare la stima della domanda di energia da fonti rinnovabili in modo tale da soddisfare i parametri di consumo previsti, senza quindi ricorrere direttamente alla produzione, fino al 2020. Si sottolinea inoltre come l’analisi dei dati fino ad ora pervenuti vede la gran parte dei Paesi orientarsi verso la produzione locale, con pochi stati, come il Lussemburgo e il Belgio, che prevedono di ricorrere all’importazione attraverso le forme di scambio (sempre previste dalla Direttiva, negli Articoli dal 6 all’11) e che molti Stati hanno presentato stime davvero ottimistiche, dichiarandosi, fino al 2017, al di sopra delle soglie richieste. Tra questi spicca la Spagna, che a fronte di un target del 20% nel 2020 prevede di arrivare a quota 22.7%.
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