Lo scorso 10 novembre la Commissione ha presentato le linee guida della nuova strategia energetica con chiaro riferimento ai consolidati obiettivi di competitività, sostenibilità e sicurezza del settore. L’incipit del documento è un monito che richiama l’attenzione sull’importanza del tema: “il prezzo del fallimento è troppo alto”. Le emissioni di gas serra dell’Europa sono dovute per l’80% al settore energetico, che è quindi il principale scenario su cui agire presto per ottenere risultati apprezzabili sul fronte del cambiamento climatico, ma categorie di ordine economico e strategico hanno parimenti importanza, anche in considerazione della necessità di garantire solide basi alla ripresa economica. Eppure, nonostante gli ambiziosi obiettivi previsti per il 2020 (riduzione del 20% delle emissioni di gas serra e al 30% se ce ne sono le condizioni, portare al 20% la quota di energia prodotta da fonte rinnovabile e di migliorare del 20% l’efficienza energetica dei sistemi) a cui si è aggiunto anche l’impegno per il 2050 di ridurre dell’ 80-95% le emissioni di anidride carbonica attraverso la cattura e il sequestro, non si percepisce una risposta adeguata del sistema. Occorre agire con maggior determinazione e concentrandosi su un ridotto numero di fattori chiave e con un adeguato stanziamento di fondi, a fronte di risultati che saranno probabilmente realmente apprezzabili solo tra trent’anni e più, ma ormai resi necessari. Per quanto la politica energetica comune europea sia stata in grado di assicurare la disponibilità continua dei prodotti energetici a prezzi ancora accessibili e abbia trovato col trattato di Lisbona i suoi obiettivi centrali, il sistema non sta rispondendo con l’adeguata sollecitudine ai cambiamenti in corso. Il mercato dell’energia non ha raggiunto il potenziale atteso per trasparenza, accessibilità e libertà di scelta nelle forniture, penalizzando i consumatori e rallentando processi virtuosi basati sulla concorrenza leale e, per quanto le aziende si siano proposte sui diversi mercati nazionali, gli ostacoli al libero mercato ci sono e hanno fatto riscontrare risultati deludenti. Deludente è il risultato sul monitoraggio condotto dal 2008 a oggi sui piani di efficienza energetica nazionali, deludente l’evoluzione verso l’uso delle energie alternative nei trasporti, dimostrando così di aver rivolto poca attenzione alle previsioni sulla tenuta del mercato del petrolio. La politica energetica dovrebbe essere inoltre costruita sulla base dell’interdipendenza degli Stati membri e non su baricentri nazionali, perchè il mix energetico ottimale si può trovare ormai solo a livello di un mercato almeno continentale, sia per garantire gli approvvigionamenti che un’adeguata competitività. Anzi occorre potenziare le infrastrutture di interconnessione coi paesi confinanti dell’Ue, dove bisogna fronteggiare un panorama che vede l’Europa stessa avere una ridotta influenza nello scenario internazionale, in favore di Cina e Stati Uniti per le tecnologie alternative e dei Paesi Asiatici, dei Paesi in Via di Sviluppo e del Medio Oriente a livello di peso sui consumi. Per scongiurare il catastrofico fallimento delle politiche energetiche la Commissione propone quindi una nuova strategia energetica per modificare profondamente la produzione, l’uso e l’offerta dell’energia. La nuova strategia si concentra su cinque priorità: il raggiungimento di obiettivi concreti in termini di risparmio energetico; la costituzione di un vero e proprio mercato paneuropeo dell’energia; la garanzia di prezzi competitivi per i consumatori e dei massimi livelli di sicurezza; la crescita della posizione di leadership nelle tecnologie energetiche attraverso l’innovazione; il rafforzamento di un’immagine unitaria nel mercato internazionale dell’energia. In tema di risparmio energetico le proposte sono concentrate soprattutto nei settori dell’edilizia e dei trasporti, per cui saranno previsti già entro la metà del 2011 nuovi programmi di incentivazione per promuovere gli investimenti. L’obiettivo è quello comunque di infondere maggior sensibilità al tema dell’efficienza energetica in ogni settore, da quello industriale alla gestione degli appalti pubblici (le autorità pubbliche in primis sono chiamate a dare l’esempio), dalla produzione alla distribuzione dell’energia. Sarà presentato un Energy Efficiency Plan all’inizio del 2011 che sarà seguito entro lo stesso anno da una serie di provvedimenti concreti tesi a valorizzare gli sforzi dei singoli Stati attraverso misuratori e indicatori omogenei e meccanismi di revisione annuali. Per quanto riguarda la creazione di un mercato europeo integrato dell’energia viene fissato al 2015 il termine ultimo affinché i paesi si dotino di adeguate interfacce per partecipare al mercato europeo e lo facciano eliminando gli ostacoli posti da monopoli interni gestiti dalle società “storiche” nazionali, permettendo ai cittadini di beneficiare di prezzi più competitivi e maggiore affidabilità del servizio oltreché valore in termini di sostenibilità della filiera. Il quadro giuridico dovrà essere rivisto quindi da ogni stato per offrire così garanzie ai nuovi investitori nella direzione della promozione delle forniture transfrontaliere, semplificando lo spesso caotico impianto normativo ed evitando in particolare provvedimenti con effetti retroattivi. In Europa è ancora carente un’ infrastruttura di distribuzione che sia in grado di valorizzare attraverso il pieno sfruttamento il potenziale delle energie rinnovabili dove occorrono sì decisi investimenti, ma anche la chiara individuazione di quali sono effettivamente le infrastrutture prioritarie per assicurare un mercato interno funzionante che permetta la produzione su larga scala di energia rinnovabile.Per quanto riguarda il posizionamento dell’Europa nel mercato globale si sottolinea l’importanza strategica in particolare del Corridoio Sud in vista di una auspicata partecipazione dell’Africa al mercato europeo.
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