Cambiamenti climatici: la richiesta di “diplomazia” da parte dell’Unione

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L’UE dovrebbe dare forma a una diplomazia da “nuovo clima”, e prevedere nei bilanci futuri finanziamenti sufficienti a proteggere e salvaguardare l’ambiente oltre che ad adattarsi ai cambiamenti climatici, secondo quanto espresso dai deputati in una risoluzione approvata recentemente. L’impegno dell’Unione europea per combattere i cambiamenti climatici non deve vacillare e deve unilateralmente essere fissato un obiettivo di riduzione della CO2 superiore al 20% per il 2020, nonostante il risultato deludente del vertice di Copenaghen. Infatti, il ritardo nel raggiungimento di un accordo internazionale non deve essere usato come giustificazione per rimandare ulteriormente le politiche comunitarie finalizzate al raggiungimento degli impegni presi e giuridicamente vincolanti. I deputati prendono atto del fatto che le iniziative adottate nell’ambito dell’Unione europea per promuovere e incoraggiare l’economia sostenibile, la sicurezza energetica e la riduzione della dipendenza energetica dagli idrocarburi renderanno verosimile addirittura un obiettivo del 30% di riduzione, proponendo quindi un target ancora più ambizioso. L’Unione europea ha “smesso di svolgere un ruolo guida nella lotta contro il cambiamento climatico”, dicono i deputati e dovrebbe parlare a una sola voce in proposito, facendo leva su questo concetto di “diplomazia del clima” che deve permeare ogni cooperazione al fine di stabilire una strategia sempre più coerente di salvaguardia dell’ambiente e protezione dai cambiamenti climatici, anche a riguardo dell’operato dei paesi emergenti. La prossima revisione del bilancio UE prevederà l’allocazione di risorse per le misure di protezione e adattamento ai cambiamenti climatici, sia all’interno dell’UE che nei paesi in via di sviluppo. Si deve inoltre considerare l’introduzione di nuovi e innovativi meccanismi finanziari per sostenere l’azione internazionale in particolare promuovendo negoziati che propongano clausole di “equità”, ispirate a principi di “giustizia climatica”. Al proposito esprimono rammarico per l’impegno non considerato sufficiente di USA e Cina.

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