La Polonia dispone delle maggiori riserve di carbone dell’Unione europea ( quantificabili in 14 miliardi di tonnellate) tale fonte costituisce il principale combustibile per la generazione termoelettrica, così come per l’uso calore. A fronte di un consumo previsionale di energia elettrica in crescita di oltre il 50% al 2030, sotto le imposizioni legate agli obiettivi della politica climatica dell’UE, il paese per diversificare le fonti e ridurre le emissioni di anidride carbonica e zolfo già dal 2009 era intenzionato a passare al nucleare. Ovviamente perché tale scelta possa essere operativa poco dopo il 2020, è necessario che il piano del Consigli dei Ministri Polacco, che riguarda la realizzazione di almeno due centrali attraverso un programma previsto in cinque fasi, sia attuato. Allo scopo è stata incaricata l’Agenzia nazionale atomica (PAA) di supervisionare la costruzione e l’istituzione di un trasparente quadro normativo. Tale operazione era sostenuta anche abbastanza dall’opinione pubblica e nonostante un diffuso scetticismo riguardo l’energia nucleare a seguito del disastro di Fukushima la Polonia sembra intenzionata a proseguire. Importante osservare che l’operazione arriva circa trent’anni dopo l’approvazione, nel 1982, della costruzione di una prima centrale nucleare che poi nel 1989 venne abbandonata anche a causa delle proteste pubbliche conseguenti la catastrofe di Chernobyl. Le aziende coinvolte nella realizzazione sono la Polska Grupa Energetyczna (PGE), la Tauron Polska e la KGHM Polska Miedz (operante nel settore del rame), mentre i colossi del settore che cercano di diventare partner sono la francese EDF-Areva, le giapponesi-americane Toshiba-Westinghouse e l’Hitachi-General Electric e la coreana Kepco. La prospettiva del governo sarebbe quella al 2035 di ridurre la quota carbone del mix di generazione elettrica al 40-50%, un contributo del nucleare pari al 17% e uno delle rinnovabili del 20%. L’investimento è il più alto nella storia della Polonia a proposito di energia ed è stato stimato di 25 miliardi di dollari. Nemmeno la scelta della Germania ha smosso il piano polacco che prevede una definizione della strategia per il 2014-2016, il completamento degli iter autorizzativi e dei progetti per il 2017-2018 in modo da avere il primo reattore costruito per il 2019-2025 che possa entrare in funzione entro il 2030, mentre il secondo nel 2035.
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