All’Italia si prospetta di diventare un importante hub commerciale per il gas europeo grazie al fallimento del gasdotto Nabucco, che potrebbe essere sostituito dal TAP (Trans Adriatic Pipeline), il cui obiettivo è quello di portare dall’Azerbaijan altri 16 miliardi di metri cubi di gas naturale. Il TAP occorre evidenziare che non è un progetto italiano (tra gli azionisti figurano la svizzera Axpo con il 42,5%, la norvegese Statoil, 42,5% e la tedesca EON con il 15%), ma è il progetto selezionato per aprire il Corridoio Sud, la nuova rotta fortemente voluta dall’UE per ridurre la dipendenza dalla Russia, che invece avrebbe controllato il mercato con il Nabucco. Anche se a causa della recessione non vi è una crescente domanda di gas, per un paese fortemente dipendente dal gas naturale, si configurerebbe comunque un vantaggio stimato consistente in termini economici, tant’è che l’approdo della nuova pipeline sulle coste pugliesi ha visto impegnati il Ministero dello Sviluppo Economico e quello degli Esteri a cercare di far traguardare il progetto. Anche la diversificazione è un tema importante: dalla Russia e dall’Algeria arriva ben il 65% del gas importato, un interruzione dell’offerta potrebbe mettere in ginocchio il paese, come paventato un paio di inverni fà. Il gas azero quindi arriverà quindi in Europa dal giacimento di Shah Deniz a partire dal 2019, attraverso Georgia, Turchia, Grecia ed Albania. Arriva così a compimento il progetto iniziato con l’inaugurazione nel 2006 dell’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan di creare una via di alimentazione energetica per l’Europa alternativa a quelle russe, fortemente voluta anche dagli Stati Uniti, un’altro elemento di “fortuna” del TAP rispetto al Nabucco. A creare aspettativa per un futuro da protagonista dell’Italia nella distribuzione del gas c’è anche un’altro progetto, il Galsi, che dovrebbe collegare le coste algerine alla Sardegna e che per ora resta sulla carta, ma non è stato scartato.
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