Dai risultati dello studio curato dall’Ufficio Rilevazioni ed Analisi dell’Unione Petrolifera, di cui si riportano di seguito i principali, si osserva secondo quanto comunicato dalla stessa UP, un sempre più marcato condizionamento delle dinamiche del mercato energetico da parte della recessione economica ancora in atto, che sta spingendo non solo nella direzione di modificare lo stile di vita, ma anche di cercare maggior risultati nella politica energetica, che poggia i suoi assi portanti sulle fonti rinnovabili e il risparmio energetico, con conseguente riduzione del consumo delle altre fonti convenzionali. La domanda di energia complessiva, stimata ancora in contrazione nel 2013 (165,7 milioni di Tep), sale a 167,1 nel 2015 e a 181,1 nel 2025. I 175,2 milioni di Tep stimati per il 2020 sono quasi equivalenti ai consumi del 2009;. C’è stato un ridimensionamento del peso del petrolio a favore del gas naturale, delle energie rinnovabili e del carbone. Oltre a proseguire la contrazione iniziata nel 1999 e particolarmente incisiva nell’ultimo decennio (-29,3 milioni di tonnellate fra il 2002 e il 2012), nel solo 2013 potrebbero contrarsi di ulteriori 4 milioni di tonnellate. Sebbene si stimi un successivo parziale recupero, al 2025 con poco più di 61 milioni di tonnellate di petrolio perda ancora ben 12,4 milioni di tonnellate rispetto ai consumi del 2010. Nella composizione del barile raffinato è previsto in aumento in peso dei distillati medi che dovrebbe raggiungere il 54% nel 2025, mentre la benzina per autotrazione risulta in sistematica contrazione, così come il gasolio per riscaldamento, mentre è previsto un recupero per il gasolio per autotrazione, che ha riflesso in misura maggiore la recessione economica, successivamente alla contrazione attuale. Già dal 2013 il petrolio, infatti, cederà al gas naturale il ruolo di principale fonte energetica del Paese il cui peso al 2025 dovrebbe arrivare a coprire il 37% del nostro fabbisogno;. Vi è stata una leggera riduzione del consumo di combustibili solidi che scendono dal 10,1% al 9,1%, congiuntamente a un ulteriore incremento delle fonti rinnovabili che al 2025 potrebbero coprire il 18,6% del nostro fabbisogno rispetto al 13,8% attuale; i dati sono rappresentati in Figura. Straordinari, come noto, i risultati in termini di riduzione delle emissioni di CO2 nel lungo-medio termine, che al 2020 torneranno sui valori più bassi dell’8% rispetto al 1990 e saranno inferiori del 18% rispetto a quelle del 2005. Inoltre nello scenario considerato per quanto riguarda la crescita degli impianti a carbone, in conseguenza della mancata realizzazione di centrali Ultra Super Critiche (USC) a carbone, viene esclusa anche la presenza di impianti di cattura e stoccaggio del carbonio. Per quanto riguarda infine i biocarburanti, si segnala che non essendo maturi i tempi per una disponibilità commerciale dei prodotti “di seconda generazione” (pochi di quelli di prima generazione saranno dentro i parametri previsti) che possa permettere il raggiungimento dei target previsti per il 2014 (5%) e per il 2020 (10%) c’è ancora grande incertezza, ma si prevede che, escludendo i biocarburanti, il contributo della fonte petrolifera complessivamente al soddisfacimento del fabbisogno energetico scende dal circa 40% del 2010 al 34% nel 2015, al 33% nel 2020 e al 32% nel 2025. A livello comunitario, oltre al target vincolante del 10% di energia rinnovabile nel settore dei trasporti, dovrà essere rispettata una riduzione del 6% delle immissioni dei gas serra nell’intero ciclo di vita dei combustibili impiegati. I volumi di biodiesel al 2013 sono pari a circa 1,3 milioni di tonnellate, con una corrispondente riduzione dei prodotti fossili. In Tabella sono riportate le previsioni al 2025 per i biocarburanti.
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