Ha sollevato minacce giudiziarie e proteste dei produttori la richiesta da parte della Bulgaria, attraverso la sua agenzia nazionale, e avanzata a tre società di distribuzione di energia elettrica del paese, per limitare la produzione di elettricità da fonti energetiche rinnovabili per evitare di sovraccaricare la rete. Le società di distribuzione di energia elettrica, tra cui la ceca CEZ e la EVN austriaca, avevano il compito di monitorare gli impianti di produzione di energia rinnovabile, che sono stati chiamati a operare a non più del 40 per cento della capacità. Secondo gli esperti per questa misura necessaria per arginare al momento il problema della sovracapacità produttiva è stata causata da una parte dalla rapidissima espansione delle centrali fotovoltaiche (sono passati dai 18 MW di potenza installata nel 2010 all’attuale 1 GW) e dall’altra è stata giustificata con le condizioni climatiche: si potrebbe generare insomma un picco di produzione di energia elettrica solare ed eolica in un momento in cui il consumo è troppo basso. Questi fattori uniti ad una crescita dei prezzi (oltre il 13% l’estate scorsa) hanno inasprito i rapporti con le compagnie della gren economy. La notizia ha scatenato polemiche non tanto per le conseguenze (la restrizione è stata abbastanza breve, durata poco più di 24 ore, ma ha dimostrato ancora una volta che la compagnia nazionale bulgara è particolarmente poco propensa a tutelare i produttori di energie rinnovabili: i produttori lamentano tempi eccessivamente lunghi di riconoscimento degli incentivi e si conferma che in caso di necessità di limitazione della produzione, a farne le spese è il sistema delle FER e non altri caratterizzati magari da emissioni nocive. La Bulgaria insomma ha chiesto di limitare la produzione di energia, al fine di prevenire il sovraccarico della rete, chiedendo alle società di distribuzione di energia elettrica per scollegare il 40 per cento dei produttori di energia rinnovabile dalla rete. L’unica eccezione ha riguardato gli impianti idroelettrici, che si è ritenuto necessario lavorassero a pieno regime per evitare l’esondazione delle dighe. Con un costo di appena 8 c€/kWh, l’energia elettrica in Bulgaria costa meno della metà che nel resto d’Europa al consumatore privato, tutta via la piena liberalizzazione del mercato prevista per il 2015 introdurrà un’aumento dei prezzi secondo l’agenzia nazionale, per cui il Governo vuole in prospettiva difendersi da speculazioni, introducendo delle tariffe di accesso alla rete per i produttori.
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