Durante un incontro informale tra i Ministri dell’Ambiente del 23 Aprile scorso tenutosi a Dublino, si è tenuto un tavolo riguardo il futuro del sistema ETS. E’ ovvio che il futuro del sistema ETS è in gioco dopo che il Parlamento europeo ha respinto la proposta della quota di congelamento, il 16 aprile scorso durante la seduta della commissione per l’ambiente (ENVI). Gli Stati membri vorrebbero conservare il sistema ETS e per continuare è necessario decidere quali emendamenti possono essere presentati al Parlamento e al Consiglio per prendere decisioni e intraprendere azioni entro l’estate. I titoli sono ancora scambiati a prezzi stracciati (sotto i 3 euro a tonnellata di adride carbonica, al minimo storico) e gli stessi incentivi per le rinnovabili sembrano a rischio in diversi paesi. Con l’avvio a gennaio della terza fase dell’ETS ci si era già rassegati all’idea del suo fallimento, nonostante portasse sensibili miglioramenti normativi (in particolare si passava da un’allocazione gratuita dei permessi da parte dei singoli paesi, ad una allocazione all’asta centralizzata in seno alla Commissione europea). Infatti l’ETS, come strumento costruito proprio per favorire lo sviluppo di tecnologie pulite grazie ad un’opzione di mercato “make or buy”, non ha raggiunto il suo scopo, ed i target emissivi sono stati conseguiti solo grazie al tracollo e alla continua recessione della produzione industriale, con conseguenze negative su tutti i fronti. Discutendo del futuro, i Ministri hanno lasciato intendere che tutto dipenderà dalla politica, mentre gli intendimenti della Commissione sono di elevare il discorso a livello nazionale mediante un accordo entro il 2015 e in occasione delle prime negoziazioni previste, sarà essenziale che l’Europa possa proporsi con una sola voce e obiettivi e strumenti chiari, per poter sostenere la sua politica climatica ed energetica al 2030.
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