Avviato lo smantellamento della centrale Enrico Fermi di Trino Vercellese

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Dopo l’approvazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico del decreto per lo smantellamento definitivo della centrale nucleare “Enrico Fermi” di Trino (Vicenza, non più in attività dal lontano 1987), si è dato anche il via ai lavori che impegneranno fino al 2019. Il 2024 è invece l’anno in cui sarà restituito il territorio della zona controllata, probabilmente riconvertito in pioppeto come in origine, senza alcun vincolo radiologico. Lo rende noto la Sogin (società di Stato per la bonifica dei siti nucleari) avvisando che i lavori sono già cominciati e che hanno già riguardato diverse componenti: sono già state demolite le torri di raffreddamento, la torre metereologica, decontaminati i generatori di vapore, smantellati i locali tecnici dei gruppi di pompaggio ausiliari, i locali turbina ed è stato rimosso tutto ciò che non fosse contaminato. La centrale piemontese resterà alla storia come la prima delle quattro centrali nucleari italiane (le altre sono quelle di Caorso, Latina e Garigliano) ad aver ottenuto il decreto per la bonifica completa del sito con lo smantellamento e la decontaminazione: è la prima procedura del genere avviata in Italia sul piano globale di disattivazione di una centrale nucleare e potrebbe servire da positivo stimolo visto che l’Iter finora non ha avuto intoppi, nonostante la complessità legata al fatto che il sito non era stato progettato con un piano di smantellamento in essere. Le operazioni di smantellamento (che si concluderanno nel 2019) sono quindi state avviate. Per la bonifica dell’impianto di Trino, il piano della Sogin ha previsto una spesa di circa 234 milioni di euro per le attività di smantellamento, di cui circa 52 milioni per il conferimento dei rifiuti al deposito nazionale; 214 mila sono le tonnellate di materiale che sarà oggetto dello smantellamento con 2 tonnellate di rifiuti definiti radioattivi. La centrale nucleare Enrico Fermi di Trino Vercellese è costituita da un unico reattore da 260 MW di potenza elettrica netta ed alimentata con uranio a medio arricchimento moderato ad acqua leggera e raffreddato ad aqua pressurizzata (PWR). La centrale, la cui costruzione fù avviata nel luglio del 1961, entrò in funzione per la produzione di energia elettrica nel 1964 e, dopo essere passata ad Enel nel 65 a seguito della nazionalizzazione, ebbe un fermo di tre anni a seguito della rottura dello scudo termico del reattore. Riprese a lavorare per una decina d’anni, fino al lungo fermo a partire dal giungo 1979 per un aggiornamento ai nuovi standard di sicurezza (ad esempio sugli ausiliari elettrici) e gestionali e organizzativi. A seguito dell’incidente di Chernobyl dell’aprile del 1986 la centrale di Trino concluse il suo nono ciclo di combustibile e caricato il decimo nel marzo del 1987 smise di operare. Quando fu costruita era la centrale più potente al mondo (grazie ad una modifica impiantistica in corso di realizzazione) ed è stata in funzione per complessivi 10,6 anni, con una vita residua del 34% e ha elaborato 4,6 tonnellate di uranio producendo 23,8 TWh netti.

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