Come noto le imprese italiane pagano l’elettricità circa un terzo in più della media europea e più del doppio delle concorrenti più agevolate. Questo preoccupa proprio per il senso di impotente distacco che si è registrato negli ultimi dieci anni, durante i quali lo scarto si è mantenuto pressoché costante. Dai dati più recenti disponibili, pubblicati dal Sole24Ore, dove si evidenzia come l’Italia in termini di tariffe per l’energia elettrica competa con Cipro e Malta, isole e realtà incomparabili in termini di risorse e concentrazione industriale. In Italia un medio consumatore spende 0,15 €/kWh, in Spagna 0,12, in Francia 0,07. Un grande consumatore spende 0,13€/kWh nel nostro Paese, contro una media Ue di 0,09. Da un’analisi dei dati quello che emerge è che se da un lato si paga ancora l’effetto negativo di un cattivo intervento pubblico nel senso delle liberalizzazioni e dell’avvio a un mercato competitivo, dall’altro si paga una pressione fiscale che, con l’introduzione della Robin Tax ha raggiunto il paradosso, dovendo beneficiare il settore e invece manifestando preoccupazione per gli effetti controproducenti sul sistema stesso. La pressione fiscale in Italia incide per 3,2 c€/kWh, in Germania 2,8, nel Regno Unito 0,4, con una media europea di 1,4. Anche il gas da noi è molto più caro che in altri paesi, nonostante la posizione strategica del nostro territorio. Purtroppo non sembra esserci alcun segnale significativo di cambio di tendenza, né dai dati rilevati, né dalle azioni di governo, lasciando spazio solo a una rassegnata constatazione.
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