Sfruttamento marino, la direttiva per lo sviluppo sostenibile

Lo sfruttamento dell’enorme potenziale economico delle risorse marine ha creato la necessità di sviluppare, in sede europea, una politica comune, nota come Integrated Maritime Policy (IMP). Nonostante gli effetti del degrado siano evidenti, infatti, gli esistenti programmi di sorveglianza mancano di completezza e non sono integrati fra loro. Si impone, dunque, una strategia ambientale per lo sviluppo sostenibile delle attività marine, che preveda anche un significativo aspetto di ricerca, data la scarsa conoscenza attuale dell’ambiente subaqueo. La Direttiva 2008/56/CE individua le linee guida di questa strategia, definendone gli obiettivi, gli obblighi ed i principi. Adottata il 17 giugno 2008, essa stabilisce la suddivisione delle acque europee in quattro regioni marine (Mar Baltico, Nord-Est Atlantico, Mediterraneo e Mar Nero) che dovranno essere ambientalmente sane entro il 2020. Non è stata prevista alcuna funzione direttiva: spetta a ciascuno stato recepire la normativa comunitaria ed attuarla, in stretto coordinamento con gli altri stati, mentre i criteri di salute delle acque sono stabiliti dalla Commissione Europea. Entro cinque anni, gli stati dovranno definire gli obiettivi della propria strategia, entro sei un programma di controllo dell’attività svolta ed il livello di attività umana sostenibile localmente; tutto dovrà essere operativo ed approvato dalla Commissione Europea entro il 2018. La direttiva richiede, inoltre, un approccio ecosistemico (art. 1), una gestione divisa per bacino (art. 5 e 6), dei piani attuativi (art. 5, paragrafo 3), una valutazione dell’impatto dell’attività umana ed un’analisi economica e sociale dell’uso delle acque (art. 8 ed allegato III), dei programmi omogenei di monitoraggio (art. 11), delle misure di pianificazione territoriale (art. 13 ed allegato VI) ed, infine, l’informazione ed il coinvolgimento dei cittadini (art. 19).