Il futuro dei biocarburanti in Europa

Dopo le dispute tra la Direzione Generale per l’Agricoltura e quella per l’Energia, ulteriori polemiche stanno sorgendo in seno alla Commissione europea, in seguito al recente studio circa l’impatto ambientale dei biocarburanti, effettuato dall’Istituto Internazionale di Ricerca per la Politica Alimentare (IFPRI). Secondo la Direzione Generale per il Commercio, gli effetti del cambio di destinazione dei terreni compromettono in parte i benefici ricavati dalle emissioni meno inquinanti; tuttavia, i biocarburanti non comportano una minaccia, in quanto, per raggiungere entro il 2020 l’obiettivo del 10% di energie rinnovabili sul totale dei consumi, come da direttiva RES del 2009, il loro utilizzo è limitato al 5,6% dei trasporti su strada. La Direzione Generale per il Commercio fa, inoltre, notare che questi risultati sono ancora soggetti ad un certo grado di incertezza, per via di alcune carenze riguardanti i dati a disposizione e per la mancanza di una completa conferma di quelli a disposizione. Ciononostante, le conclusioni sono generalmente positive per quel che riguarda la riduzione degli effetti delle emissioni ed i benefici ambientali derivanti da un’eventuale apertura al commercio dei biocarburanti. Il rapporto dell’IFPRI fa parte degli studi richiesti dalla Commissione in risposta ai timori del Consiglio e del Parlamento, relativi all’impatto ambientale del cambio di destinazione dei terreni. Particolare enfasi è stata data all’assunzione del criterio del rapporto del 45-55% tra biodiesel e bioetanolo, in funzione della composizione del parco veicoli. Infatti, come sostengono Perrihan Al–Riffai, Betina Dimaranan e David Laborde del IFPRI, ciò spinge la domanda di biocarburanti verso il bioetanolo, il quale, essendo ricavato dallo zucchero, permette significative riduzioni nelle emissioni nette, nonchè notevoli benefici legati alla liberalizzazione del suo commercio.