La Commissione Europea riconsidera gli obiettivi sull’efficienza energetica

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La Commissione europea ha presentato l’8 marzo il Piano d’Azione per l’Efficienza Energetica (PAEE). Il documento, molto atteso, è una revisione del precedente datato 2006 e si propone di affrontare il problema della mancanza di progressi nel raggiungimento del 20% dell’obiettivo fissato per il 2020 di risparmio energetico ottenuto grazie al miglioramento dell’efficienza energetica. Nonostante si sia paventata e sia stata promossa in tutte le sedi preposte, la possibilità di stabilire obiettivi vincolanti in tema di efficienza sembra ormai decaduta, almeno nel breve periodo, e non c’è chiarezza neppure su come indici e misuratori dovrebbero essere calcolati e sintetizzati, per la complessità e la variabilità dei criteri adottabili.
Il piano d’azione propone in ogni caso l’introduzione di nuovi obiettivi vincolanti almeno per il settore pubblico per accelerare il tasso di ristrutturazione di edifici di proprietà pubblica (l’obiettivo è di raddoppiare tale tasso), che costituiscono circa il 12% del patrimonio edilizio UE escludendo l’edilizia “sociale”. La leva sarebbe quella di imporre che ogni qual volta gli enti pubblici debbano affittare o acquistare immobili, questi devono essere sempre nella migliore classe di prestazione energetica disponibile e applicando i più alti standard di efficienza energetica in materia di appalti pubblici di beni e servizi. Si sollecita inoltre a dare più spazio alle società di servizi energetici (le ESCO) in funzione anche del fatto che nel 2011 la Commissione lancerà una progetto sulle “città intelligenti e le comunità intelligenti”, iniziativa che ha l’obiettivo di accelerare la trasformazione dei risultati della ricerca in vere e proprie innovazioni pratiche in alcune città e comunità e che dovranno beneficiare dei migliori servizi in termini di sfruttamento delle risorse energetiche. In merito poi all’efficienza della produzione, sulla base dei titoli di emissione (Emission Trading Scheme, ETS) e della recente nuova direttiva sulle emissioni industriali, la Commissione si impegna a proporre requisiti ancora più rigorosi in merito all’adozione delle migliori tecnologie disponibili, alzandone i livelli richiesti ad ogni rinnovo di permesso dell’esercizio degli impianti. La Commissione proporrà inoltre, dove la domanda è sufficiente, che l’autorizzazione di nuovi impianti di produzione di energia sia subordinata all’installazione di sistemi cogenerativi e che anche il teleriscaldamento sia, dove possibile, combinato con la produzione di energia elettrica. Per le grandi imprese, la Commissione proporrà di rendere obbligatorie le diagnosi energetiche regolari e indipendenti. Gli Stati membri dovranno inoltre sviluppare e sostenere gli incentivi, compresi gli sconti fiscali e la costituzione di fondi, in modo che le aziende siano incentivate ad esercitare efficaci sistemi di gestione dell’energia. Ancora si sottolinea, sulla base del fatto che circa il 39% del consumo finale di energia riguarda la climatizzazione degli edifici, che si migliori l’uso delle risorse attraverso il miglioramento della formazione di tecnici e installatori e stimolando la progettazione ecocompatibile, stabilendo infine nuovi requisiti per le applicazioni industriali e domestiche. Ciò comprende anche la definizione di nuovi standard di eco-compatibilità per le apparecchiature industriali.

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